M5S, Ciarambino e Saiello: “Una rete tra laboratori per impedire la perdita di 3mila posti di lavoro”

“Con una stravagante operazione mediatica, De Luca annuncia 10mila posti di lavoro virtuali, mentre con il suo piano di riassetto della rete laboratoristica, la cui scadenza è fissata al prossimo 30 giugno, provocherà la perdita di oltre 3mila posti di lavoro reali.

Quella data segnerà, infatti, la definitiva chiusura di moltissime piccole e medie realtà imprenditoriali che, non potendo garantire le 200mila prestazioni annue, soglia minima per non perdere l’accreditamento istituzionale, saranno costretti o ad aggregarsi a mega laboratori specializzati, di proprietà delle multinazionali, o, nella peggiore delle ipotesi, a chiudere i battenti. Nel primo caso, sarà inevitabile il processo di ridimensionamento dei piccoli laboratori che perderanno la loro autonomia e la fase analitica, per tramutarsi in semplici desk al servizio di strutture più imponenti. Il loro compito sarà limitato ad un’attività di accettazione e di prelievi ordinari, mentre la fase analitica sarà eseguita altrove. Un lavoro per svolgere il quale basteranno un infermiere e una segretaria, con la conseguente perdita dei posti di lavoro di numerosi professionisti”. E’ quanto denunciano i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Valeria Ciarambino e Gennaro Saiello, firmatari di una mozione che sarà discussa nell’aula del Consiglio nella seduta del prossimi 25 giugno. “L’accorpamento con i grandi laboratori – proseguono – comporterà anche un inevitabile aumento dei rischi per la qualità delle analisi. Rischi legati a condizioni di conservazione dei campioni e all’eccessiva movimentazione delle provette, che viaggeranno da una parte all’altra della Regione, senza tra l’altro alcun risparmio per la spesa sanitaria. Come Movimento 5 Stelle porteremo all'attenzione di tutto il Consiglio regionale una richiesta per la quale ci battiamo da oltre due anni: che si adotti immediatamente una nuova forma di aggregazione dei laboratori, sul modello già operante in altre regioni, con l’introduzione della “rete contratto”, una forma di consorzio tra laboratori paritari che potranno così conservare una propria autonomia giuridica e mantenere la fase analitica, così da salvaguardare tante piccole realtà specializzate, oltre ai posti di lavoro di numerosi professionisti del settore”.